Articolo: Come si curano le bronchiectasie oggi? I programmi del CMPT
Cosa sono le bronchiectasie?
Le bronchiectasie sono una malattia dell’apparato respiratorio dovuta ad un danneggiamento delle pareti dei bronchi che si dilatano irregolarmente nel loro decorso. Nell’interno di queste dilatazioni o ectasie le secrezioni bronchiali che dovrebbero scorrere in direzione della bocca per essere espulse dal polmone rimangono intrappolate e possono diventare sede di infezione. Queste alterazioni dei bronchi possono essere congenite se si presentano alla nascita (generalmente rare) o acquisite quando si sviluppano a causa di infezioni polmonari contratte in età giovanile o ripetute nel tempo (casi più frequenti).
La malattia viene classificata tra le patologie croniche dell’apparato respiratorio a causa dell’impossibilità di ripristinare il normale calibro delle vie aeree in cui sono presenti le bronchiectasie.
Diagnosi e trattamento farmacologico tempestivi sono elementi cruciali per il paziente perché portano ad una riduzione del numero e dell’intensità delle complicanze infettive e dunque ad una qualità di vita migliore. Un valido aiuto allo scopo viene dato dalla fisiochinesiterapia respiratoria.
Come si formano le bronchiectasie?
In almeno il 50% dei casi la causa delle bronchiectasie non è nota. Probabilmente numerosi fattori partecipano alla formazione delle bronchiectasie. Tra questi si annoverano il reflusso gastro-esofageo, l’inalazione di gas tossici, spore di funghi, gravi o ripetute infezioni respiratorie soprattutto nell’età dello sviluppo, ed i corpi estranei.
I sintomi più comuni sono i seguenti: tosse cronica con emissione di espettorato più o meno abbondante, comparsa di infezioni broncopolmonari, astenia, respiro sibilante, dispnea, febbricola, emoftoe, infezione cronica dei seni nasali, alitosi, ipersecrezione nasale.
Quali le conseguenze a lungo termine per il paziente? Essendo una patologia cronica, la malattia porta ad un graduale deterioramento delle condizioni del polmone nel tempo con successivo ingrandimento delle bronchiectasie e formazione di altre ex-novo.
Di conseguenza, aumentano gli episodi infettivi delle vie aeree sia in frequenza che in intensità con febbre, tosse, catarro, deterioramento dello stato generale, ed infine insufficienza respiratoria con necessità di ricorrere in alcuni casi all’uso di ossigenoterapia domiciliare.
Malattie associate a bronchiectasie
La fibrosi cistica è una condizione genetica che colpisce le cellule che producono le secrezioni corporee (muco, saliva e succhi gastrici). Le secrezioni bronchiali diventano viscide e ben adese alla parete bronchiale e non possono essere completamente espulse con la tosse. La loro frequente sovrainfezione causa danni alla parete bronchiale che perde le sue caratteristiche elastiche, dando origine alle bronchiectasie.
La discinesia ciliare primaria è un disordine ereditario che provoca dei difetti alle ciglia dei tubi bronchiali (sindrome di Kartagener). Le ciglia sono costituite da piccole braccia che consentono loro di piegarsi in modo che possano espellere il muco dai polmoni. Le deficienze ciliari portano ad un’alterazione del trasporto del muco nell’apparato respiratorio che, infettandosi frequentemente, altera le caratteristiche morfologiche della parete bronchiale favorendo l’insorgenza di bronchiectasie.
Alcuni difetti del sistema immunitario come l’ipogammaglobulinemia possono causare frequenti infezioni bronchiali che a lungo andare alterano la parete bronchiale, permettendo così la formazione di ectasie bronchiali. Tra i batteri che più frequentemente colonizzano le vie aeree in questi individui si ricordano l’Haemophilus influenzae, Pseudomanas aeruginosa e Streptoccoccus pneumoniae.
La diagnosi di bronchiectasie viene oggigiorno posta in base alla tomografia computerizzata ad alta risoluzione (HRCT) che permette la visualizzazione delle stesse con grande sensibilità ed accuratezza. I test di funzionalità polmonare hanno il ruolo di valutare il danno funzionale causato dalla malattia e stabilire il suo livello di gravità nonché la necessaria terapia medica.
I programmi terapeutici del CMPT
Curare le bronchiectasie prevede un notevole impegno da parte del medico pneumologo, del fisioterapista e del paziente stesso. Perché?
Spetta al medico pneumologo porre la diagnosi corretta della malattia dopo l’attento esame anamnestico/clinico e la tomografia assiale computerizzata ad alta definizione (HRCT). Successivamente, il medico deve procedere ad un’attenta e completa valutazione della malattia nelle sue tre dimensioni chiave: i disturbi clinici (tosse e catarro, difficoltà respiratoria, e frequenza delle riacutizzazioni), il danno funzionale della malattia espresso dai test di funzionalità respiratoria (spirometria globale, diffusione alveolo-capillare del monossido di carbonio, stato di ossigenazione, ed eventualmente lo studio della funzione ventilatoria durante respiro tranquillo con la tecnica dell’oscillazione forzata a differente frequenza necessaria per la valutazione delle condizioni respiratorie durante il riposo), ed infine la valutazione della componente batteriologica delle bronchiectasie. Quest’ultima si basa sulla programmazione quadrimestrale delle colture di escreato bronchiale che permette la scelta più corretta dell’antibiotico qualora necessario. È altresì compito del medico suggerire le vaccinazioni anti-influenzale e anti-pneumococcica e consigliare programmi di disassuefazione al fumo di sigaretta laddove indicati.
Al medico è anche richiesto di valutare la risposta al trattamento medico e fisiokinesiterapico per eventuali aggiustamenti o modifiche terapeutiche. Per casi particolari, è lo stesso specialista pneumologo che potrà anche considerare altre particolari indicazioni terapeutiche come quella chirurgica per la rimozione delle bronchiectasie qualora concentrate in particolari settori del polmone.
Al fisioterapista respiratorio è richiesta una preparazione speciale frutto di intenso studio e pratica di lunga durata insieme allo specialista dove l’iter delle procedure è stato preparato sulla base delle conoscenze internazionali più moderne nel campo delle medicina respiratoria e sulla base dell’esperienza dei risultati dei singoli casi trattati. In breve, la standardizzazione della tecnica riabilitativa del CMPT si basa su alcuni principi fondamentali. Con la tecnica inalatoria, vengono somministrati farmaci broncoattivi che dilatano le vie aeree ed utili a separare i legami chimici che si formano tra muco e parete bronchiale, e per aumentare l’intensità e la frequenza dei battiti ciliari per promuovere lo spostamento delle secrezioni verso le vie aeree più centrali. Con le manovre meccaniche, inclusive dell’aumento della pressione intrabronchiale con la tecnica della pressione positiva espiratoria (PEP) e dell’apporto di onde pressorie sinusoidali con l’uso dello shutter (es. ACAPELLA), o con il drenaggio autogeno si favorisce l’ulteriore distacco delle secrezioni dalla parete bronchiale e la loro graduale progressione verso l’esterno anche per l’aumento della velocità del muco ottenuto con le terapie. Inoltre, con la scelta delle differenti posture del corpo durante il trattamento fisiokinesiterapico in base alla localizzazione delle bronchiectasie nel polmone e all’età del paziente, e con particolari manovre respiratorie come la FET (tecnica dell’espirazione forzata) o l’huffing si favorisce la mobilizzazione del secreto verso la bocca. In conclusione, il programma fisioterapico viene preparato di comune accordo tra il pneumologo ed il fisioterapista in base ai dati clinici ma è personalizzato con la scelta degli esercizi più adatti in base alle condizioni cliniche, funzionali e anatomiche delle bronchiectasie nel singolo paziente.
Ecco alcuni esercizi di fisiokinesiterapia respiratoria spiegati dal fisioterapista del CMPT:
Al paziente affetto da bronchiectasie è richiesta molta collaborazione per alcuni motivi. Innanzitutto, la malattia è cronica e come tale deve essere trattata negli anni. Inoltre, il trattamento è impegnativo sia per la durata di ogni seduta (circa 45 min a volta), per la frequenza giornaliera (1 o 2 volte al dì secondo la gravità), e talora anche per la fatica e/o la tediosità ad eseguire gli esercizi prescritti.
Tuttavia, i vantaggi sono molto evidenti nella maggior parte dei casi con la riduzione della tosse, dell’escreato e della frequenza delle riacutizzazioni. Questo permetterà una normale programmazione delle vacanze… con qualche consiglio pratico da caso a caso, come quello di evitare quanto più possibile i posti di villeggiatura al freddo e l’aria condizionata a basse temperature. L’importante è che anche in vacanza venga continuato il trattamento fisiokinesiterapico come sopra descritto.
Per saperne di più
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