Articolo: Asma bronchiale
Cos’è l’asma bronchiale?
L’asma bronchiale una malattia caratterizzata da costrizione delle vie aeree intermittente o persistente. La malattia colpisce circa il 4% della popolazione occidentale con punte fino al 20% in Inghilterra, Australia e Nuova Zelanda.
La caratteristica funzionale più tipica della malattia è la facilità con la quale le vie aeree si costringono per cause naturali (inalazione di allergeni, fattori ambientali irritanti, stimoli nervosi, e altri) o indotti farmacologicamente come la metacolina o l’istamina, sostanze utilizzate per la diagnosi di iperreattività delle vie aeree.
Fattori predisponenti
Esistono fattori genetici che influenzano lo sviluppo dell’asma bronchiale. Per esempio, l’atopia è una predisposizione geneticamente determinata associate ad un eccesso nella produzione di immunoglobuline E (IgE) in risposta all’esposizione ad allergeni come si evince dall’aumento dei livelli sierici di IgE specifiche e/o con una risposta positiva ai test allergometrici cutanei (prik test). L’atopia è spesso evidenziata dalla presenza di dermatite atopica che precede lo sviluppo di rinite allergica e di asma, e oculo-rinite allergica.
In alcuni giovani asmatici esiste spesso una storia di sibili ricorrenti nei primi anni di vita, anche se non è conosciuto il nesso tra le due condizioni.
Numerosi sono i fattori ambientali che influenzano lo sviluppo dell’asma bronchiale. Gli allergeni sono una causa di asma bronchiale in circa il 50% dei casi sia per malattia perenne (acari, estratti di animali domestici come gatto e cane, e muffe), che stagionale (pollini, derivati da piante erbacee ed arboree e micofiti). Altri agenti causanti asma sono i sensibilizzanti professionali. Questi sono responsabili di circa il 15% dei casi di asma negli adulti. Tra questi ultimi si ricordano gli isocianati, le farine, le polvere di cereali e di legno e il lattice. Il fumo di tabacco non ha un ruolo conosciuto nell’origine della malattia, mentre gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo e progressione della malattia. Questo è vero sia per l’abitudine al fumo che per l’esposizione al fumo passivo a qualsiasi età ma soprattutto durante la gravidanza. L’esposizione ad inquinanti ambientali è dovuta in genere a ossidi di azoto, ozono, particolato sottile PM10, monossido di carbonio ed anidride solforosa e spiega l’aumento delle riacutizzazioni durante i mesi invernali nelle città (traffico veicolare, riscaldamento domestico e altre e per le condizioni ambientali climatiche favorevoli alla loro concentrazione). Anche le infezioni virali del polmone sono state associate allo sviluppo di asma. Se contratte nella prima infanzia causano frequentemente sibilo e bronchiolite, che rappresentano un fattore di rischio per lo sviluppo di malattia in età adulta. Contratte in età adulta, le infezioni virali bronchiali possono slatentizzare la malattia. Esistono infine altre condizioni in qualche modo associate all’asma. Tra queste si ricordano la poliposi nasale, la rinite e rino-sinusite, ed il reflusso gastroesofageo. Un miglioramento di tali condizioni porta talora ad un miglioramento dell’asma stesso. Infine, si ricorda l’associazione tra asma e obesità.
Come mai soggetti con simile quadro atopico o simile esposizione ad inquinanti di qualunque genere possono manifestare risposte variabili da assenza di malattia ad asma grave non è dato sapere. Nuove ricerche suggeriscono che la facilità del muscolo liscio bronchiale a contrarsi può essere addirittura dovuta a alterazioni intrinseche al muscolo stesso e che l’ambiente esterno non faccia altro che promuovere/amplificare o addirittura controllare la malattia. Per esempio, è stato documentato che l’infiammazione bronchiale presente nella parete delle vie aeree di soggetti asmatici può addirittura essere la conseguenza di alterazione biologiche della cellula muscolare che tende ad aumentare la produzione di citochine e altri fattori infiammatori. Questo non significa che l’atopia, per esempio, non giochi un ruolo primario nella malattia, perché si sa che questa favorisce la degranulazione dei mastociti e richiama eosinofili e linfociti T che a loro volta contribuiscono a rilasciare mediatori chimici capaci di attivare il muscolo liscio e causare così broncospasmo.
Come si fa la diagnosi di malattia?
Secondo le linee guida internazionali, la diagnosi di asma è correntemente fatta in base ai sintomi lamentati da paziente ed al riscontro di ostruzione bronchiale.
I principali sintomi respiratori sono: la difficoltà respiratoria improvvisa o cronica sia a riposo che durante sforzo, la presenza di respiro sibilante, la tosse quasi sempre secca, e il senso di costrizione toracica. In presenza di tali sintomi, i test di funzionalità respiratoria possono dimostrare la presenza di ostruzione delle vie aeree o un quadro funzionale normale. Nel primo caso, una risposta importante al test al broncodilatatore in acuto (aumento dell’FEV1 >400 ml) o una risposta alla terapia cronica con scomparsa dei sintomi respiratori e miglioramento funzionale supporta appieno la diagnosi di malattia. Nel secondo caso, la diagnosi di asma bronchiale è avvalorata dalla positività al test alla metacolina. Una risposta negativa è prova dell’assenza di malattia.
Gli effetti a distanza di tempo della terapia antiasmatica sui sintomi e sulla funzione corroboreranno la diagnosi della malattia o indicheranno la necessità di riesaminare il caso considerando altre diagnosi.
La classificazione della gravità della malattia si basa sui sintomi diurni e notturni e sui principali dati della funzione polmonare come mostrato in tabella.
La terapia medica si basa su farmaci che migliorano la funzione polmonare. Questi sono prescritti in base alla gravità della malattia valutando gli effetti sul controllo della stessa.
Legenda: ALTC: antileucotrienici; CSI: corticosteroidi per via inalatoria; IgE: immunoglobuline E; ITS: immuniterapia specifica; LABA: broncodilatatori long-acting (salmeterolo, formoterolo); SABA: broncodilatatori short-acting (es. salbutamolo).
L’obiettivo del trattamento dell’asma bronchiale è raggiungere e mantenere il controllo delle manifestazioni cliniche della malattia per periodi prolungati. L’Asthma Control Test (ACT) può essere di aiuto al paziente per capire se e quanto la sua malattia è sotto controllo.